mickey是什么牌子| 吃什么食物降低转氨酶| 老年人便秘吃什么好| 灵芝长在什么地方| 学前教育学什么| 女人阳虚吃什么药效果最好| 面包虫吃什么| 自言自语是什么意思| 胰腺在什么位置图片| 血脂高吃什么降血脂| 雷锋是什么生肖| 增肌吃什么最好| 震仰盂什么意思| 什么汤有营养| 保外就医是什么意思| 舌苔是什么东西| 喝红糖水有什么好处和坏处| 手麻木吃什么药| 马华念什么字| 盆腔少量积液什么意思| 子宫内膜增厚是什么原因引起的| sop是什么意思| 吃黄瓜有什么好处和坏处| 福星是什么意思| 青鱼吃什么| 细菌性阴道炎用什么药好得快| 灵芝孢子粉治什么病| 备孕为什么要吃叶酸| 脱皮缺什么维生素| 挖墙脚是什么意思| 早上吃玉米有什么好处| 大舅哥是什么意思| 卧室养什么花好| cancer是什么意思| 竹荪是什么东西| 田字出头是什么字| 电波是什么意思| 拔牙之后需要注意什么事项| 柚子什么时候成熟| 青龙白虎是什么意思| 梦见买狗是什么意思| 爽文是什么意思| 女性多囊是什么意思| 西葫芦炒什么好吃| 月经期间适合吃什么| 女人更年期吃什么药| 腿部发痒是什么原因引起的| u什么意思| 77年五行属什么| 切糕为什么这么贵| josiny是什么牌子| 为什么月经老是提前| 白芷有什么功效| ards是什么病的简称| 肝损伤是怎么回事什么是肝损伤| 贫血吃什么水果好| i是什么| 一什么杨桃| 胆囊壁胆固醇结晶是什么意思| ul是什么单位| 胃肠性感冒吃什么药| 鼻涕黄粘稠是什么原因| s和m是什么意思| fc什么意思| 做空什么意思| 日入是什么时辰| 2022年是什么生肖年| 尿里有红细胞是什么原因| 钢琴八级是什么水平| 电饭锅内胆是什么材质| emmm什么意思| 什么是环境影响评价| 三十六计最后一计是什么| 什么药降尿蛋白| 右眼皮跳是什么意思| 感冒了吃什么水果比较好| 舌苔黄是什么原因| 兔头是什么意思| 嗝什么意思| 垂盆草长什么样| 酷儿是什么意思| 有才是什么意思| 十二月四号是什么星座| 眼睛红是什么原因引起的| 正桃花是什么意思| 皇帝为什么自称朕| 回民不能吃什么| ntc是什么| 孕晚期头晕是什么原因| 多尔衮是什么意思| 猫眼是什么| 肚脐是什么部位| kksk是什么意思| 什么叫五音不全| 艾滋病有什么特征| 小孩嘴唇发白是什么原因| 盆腔积液吃什么药效果好| 见分晓是什么意思| 猪冲蛇开什么生肖| 蔡徐坤粉丝名叫什么| 车前草有什么功效| 昭字五行属什么| 蛋白粉什么时候喝| 小孩自闭症是什么原因引起的| 南瓜什么颜色| 为什么16岁不能吃维生素B| 以梦为马什么意思| 心脏看什么科| 满月回娘家有什么讲究| 24k金是什么意思| 什么的李子| 什么是子宫内膜异位症| 灵芝长什么样| 什么菜下饭又好吃| 人彘是什么| 蕈是什么意思| 折耳根是什么| 阿拉伯人是什么种人| 感冒流鼻涕吃什么药| 为什么会鬼压床| 1020是什么星座| 小姨是什么| 有趣是什么意思| 山见念什么| 千娇百媚是什么意思| 为什么三角形具有稳定性| 麻风疫苗什么时候打| 天梭手表属于什么档次| 梦见苍蝇很多是什么意思| 肠胃不好喝什么茶| 孕妇快生的时候有什么征兆| 吃什么吐什么| 月经老是提前是什么原因| 解惑是什么意思| 与君共勉是什么意思| 破军星是什么意思| 二尖瓣反流是什么意思| 青蛙用什么呼吸| 活在当下是什么意思| 疏离感是什么意思| 大连六院是什么医院| 洗衣机什么牌子最好| 不可多得是什么意思| 女性胃炎有什么症状| 一般的意思是什么| 红色的菜叫什么| 什么水果含糖量低| 主治医生是什么级别| 腔梗和脑梗有什么区别| 哈伦裤配什么鞋子好看| 肛瘘是什么| 九零年属什么生肖| 雷什么风什么成语| 9月份是什么星座的| 髋关节弹响是什么原因| 布洛芬吃多了有什么副作用| 夏天木瓜煲什么汤最好| 眼睑痉挛挂什么科| 预防更年期提前应该吃点什么药| 安宫牛黄丸什么时间吃最好| 检查艾滋病挂什么科| 豫州是现在的什么地方| 急是什么结构| 什么是热辐射| 夏至当天吃什么| 抗体是指什么| 住院报销需要什么材料| fizz是什么意思| 西瓜什么季节成熟| 军校毕业是什么军衔| 尚可什么意思| 豆是什么结构| 产妇月子里可以吃什么水果| 纹身的人是什么心理| 狗肉不能和什么一起吃| 脾阴虚吃什么中成药| 百合有什么功效和作用| 为什么早射| 石本读什么| 什么是食品添加剂| 口有什么字| 八十岁是什么寿| 27属什么| 吃皮蛋不能和什么一起吃| 魂牵梦萦是什么意思| 小学什么时候报名| 阴道有褐色分泌物是什么原因| 雀的偏旁是什么| 坐月子可以喝什么饮料| mb什么意思| 处女膜在什么位置| 未来是什么意思| 晕3d什么症状| 视力5.3是什么概念| 将军是什么生肖| 厮守是什么意思| 反应迟钝是什么原因造成的| 贻字五行属什么| 晚上看到黄鼠狼什么预兆| 挑拨离间是什么意思| 长期贫血会导致什么严重后果| 右肺疼是什么原因| 如如不动什么意思| 遗传物质的载体是什么| 羽衣甘蓝是什么菜| 官杀是什么| 分明的意思是什么| 什么是音节什么是音序| 头油是什么原因引起的| 杨公忌日是什么意思| 磊字五行属什么| 七月二十九是什么星座| 福建安溪名茶是什么| 97年出生属什么| nike是什么牌子| 开除党籍有什么后果| 为什么头发老出油| 嘴里起泡是什么原因| ls是什么牌子| 腹泻是什么原因| 唐僧属什么生肖| 皮肤瘙痒用什么药膏| 怕热不怕冷是什么体质| baumwolle是什么面料| 别人梦见我死了是什么意思| lord什么意思| 手心脚心出汗什么原因| 梦见家里死人了代表什么预兆| 妹汁是什么意思| 世界上什么动物牙齿最多| 梦见被蛇咬是什么意思| 淋巴炎吃什么药效果好| 粉瘤是什么东西| 卡姿兰属于什么档次| 湿气重怎么调理吃什么| 圆脸适合什么发型女| 胸痛挂什么科| 应收账款在贷方表示什么| k代表什么意思| 五月二十四号是什么星座| 8月5日什么星座| 尿浑浊是什么病的前兆| 明天属什么生肖| 为什么生化妊娠是好事| 腋下痛是什么病| 女性支原体阳性是什么意思| logo是什么| 懈怠是什么意思| 王字旁一个行念什么| 开天门是什么意思| 支架后吃什么药| 全麦面包是什么做的| 巨蟹座是什么象| 外科主要看什么病| cooc香水是什么牌子的| 儿童头晕挂什么科| 维生素b2是什么颜色| 六月份是什么星座| 诸君是什么意思| 后背痛什么原因| 在什么后面| 说话不清楚是什么原因导致的| 父亲节要送什么礼物好| 极差是什么| 百度Vai al contenuto

质检总局:荷兰三个品牌五批次婴儿配方乳粉受污染

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo lago artificiale del Piemonte, vedi Lago di Lomellina.
Lomellina
lombardo: Lumelina (dialetto lomellino: ümléna)
piemontese: Lomlin-a
Vigevano, Piazza Ducale
StatiItalia (bandiera) Italia
RegioniLombardia (bandiera) Lombardia
Territorio57 comuni della provincia di   Pavia
Superficie1 240 km2
Abitanti198 212 (2010)
Lingueitaliano, lombardo, piemontese
百度 (六)对仍与各类地方金融交易所进行合作的网贷机构,或存量合作业务未转让或清偿完成的网贷机构,不予验收通过。

La Lomellina (Lümlìna o Lümléna in dialetto lomellino, Lomlin-a in piemontese) è un'area storica-geografica territoriale della provincia di Pavia, nella Lombardia occidentale. La Lomellina è compresa tra il Sesia a occidente, il Po a occidente e a mezzogiorno, il Ticino a oriente e il Basso Novarese a settentrione. Di là dal Sesia confina con il vercellese, a ovest del Po con il Monferrato mentre a meridione del Po con il Tortonese e l'Oltrepò Pavese. Oltre il Ticino i confini sono spartiti con il Pavese e il Milanese. Territorio da sempre con forte vocazione agricola, ha nel capoluogo de facto Vigevano uno dei principali centri industriali dell'Italia settentrionale, oltre che capitale storica della produzione di calzature.

Comprende 57 comuni (214.494 ab.) tra i quali la succitata Vigevano è il centro più importante. Il suo nome deriva dal comune di Lomello, già municipium romano e importante centro di aggregazione per il territorio[1]. Nella zona è diffusa la coltura del riso, come testimoniato dalla Sala contrattazione merci di Mortara, la più importante in Italia per quanto riguarda la compravendita del riso.

Nel corso della sua storia ha a lungo goduto di diverse e forti autonomie, come testimoniato dal Vigevanasco e dalla Provincia di Lomellina.

Anche se oggi la Lomellina appare come una regione abbastanza omogenea e ben identificata, la sua formazione come precisa entità storico-amministrativa fu il frutto di un processo lungo e complesso, che si poteva dire concluso solo verso la fine del Medioevo.
Indubbiamente la Lomellina, nell'ambito della Pianura Padana, ebbe alcune caratteristiche particolari. Qui più che altrove la fitta coltre boscosa che ricopriva la pianura in epoca preistorica si conservò a lungo: ancora in epoca rinascimentale la zona aveva ampie foreste, assai rinomate per la caccia, che facevano della Lomellina il luogo prediletto per gli svaghi dei Signori di Milano.

Questa situazione probabilmente non era venuta meno neppure in epoca romana, poiché non si trova traccia in Lomellina della centuriazione che caratterizza gran parte della Pianura Padana, se non attorno a Vigevano (che costituiva un lembo della campagna centuriata di Novara), implicando l'esistenza quasi sicura di un centro abitato di una certa importanza nei pressi dell'attuale territorio comunale. La zona pertanto non vide una deduzione di coloni, e le popolazioni locali, di origine preromana, subirono un lento e forse pacifico processo di romanizzazione nel corso del I secolo a.C. La zona non doveva essere etnicamente compatta in epoca preromana: se è vero che i popoli antichi della pianura padana si raccoglievano attorno ai fiumi, principali vie di comunicazione in assenza di strade, la Lomellina doveva essere il luogo di confine e forse parziale sovrapposizione dei popoli che vivevano lungo i fiumi che circondano da tre parti la zona: i Levi del Ticino, probabili fondatori della Vigevano romana[2][3], i Marici del Po e i Libicii del Sesia (fondatori i primi due popoli di Pavia, e l'ultimo di Vercelli). Questi popoli facevano parte del residuo ethnos ligure padano; più a nord, verso Novara, si trovavano popoli di prevalente origine celtica (Victimuli, Vertamocori).
La regione aveva dunque centri urbani appena fuori dai suoi confini, ma costituiva un'area singolarmente vasta, per la pianura padana, priva ancora in epoca romana di centri urbani importanti. Questa situazione venne parzialmente mutando quando i Romani potenziarono la rete stradale a nord del Po, verso le Gallie: la Lomellina era attraversata da un'importante strada che da Pavia, attraverso Duriae (Dorno), Laumellum (Lomello) e Cuttiae (Cozzo), portava verso Torino e le Alpi (dunque le valli dei fiume Dora, Duriae, e la provincia delle Alpi Cozie, Cuttiae). è significativo che gli unici centri antichi conosciuti siano noti dagli itinerari e non da testi letterari o epigrafici (solo Lomello è citata in un testo storico, piuttosto tardo -355- e sempre in riferimento alla strada: Ammiano Marcellino, XV.8.18): per i romani la Lomellina era ancora solo una zona da attraversare. Questo peraltro non significa che la popolazione locale non avesse dato vita a insediamenti notevoli, anche se non urbani. In quest'epoca probabilmente la Lomellina era divisa tra i municipi di Vercelli, Novara e, soprattutto, Pavia[4]. La parte sudorientale della Lomellina si chiamava Aliana: si parla infatti di una regione Aliana inter Padum Ticinumque amnes (Plinio il Vecchio, Nat. Hist, XIX, 9), celebre per i lini. In prossimità c'era anche una regione Retovina il cui nome potrebbe derivare da un luogo detto Retovium, forse il Redobium del Medioevo, ovvero Robbio.

Un vero cambiamento si ebbe solo nella tarda antichità e nel primo Medioevo, a seguito dello straordinario aumento di importanza di Pavia, divenuta capitale dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi in Italia. Il rapporto con Pavia fu cruciale per la Lomellina, anche se contraddittorio e spesso conflittuale. Indubbiamente il primo effetto fu l'aumento di importanza di Lomello, che divenne in epoca franca sede di contea. Sorto sull'Agogna, che era verosimilmente l'antico confine tra Pavia e Vercelli, l'antico municipium riunì una vasta area dell'attuale Lomellina, che per il prestigio di quello che all'epoca era il suo centro principale assunse per la prima volta tale nome. La parte orientale, comunque, continuò a far capo a Pavia e altre zone marginali a Novara e Vercelli. Il rapporto di questa contea con la città ticinese ebbe un rapido e contraddittorio sviluppo: i Conti di Lomello divennero Conti del Sacro Palazzo di Pavia e Conti di Pavia[4], ma questo predominio lomellino si invertì quasi subito; Pavia prima scacciò i Conti, poi li combatté e infine li sottomise (1146). D'altra parte la Lomellina assoggettata assunse i connotati odierni, poiché Pavia identificò con tale nome (fino ad allora utilizzato per definire un territorio più ristretto) tutti i suoi domini a occidente della città, comprendenti sia l'antica contea di Lomello, sia le terre adiacenti già pavesi, sia infine lembi del territorio vercellese e novarese che il potente comune pavese aveva conquistato. Ne risulta quindi, al contrario del vicino Oltrepò, un'area dotata di un proprio centro aggregativo già precedentemente alla conquista pavese. Si aggiunga che la vicinanza di altri centri urbani (Vercelli, Novara, Alessandria e Milano, oltre al progressivo aumento di prestigio di Vigevano) rese meno forte la presa del capoluogo sulla regione, specie quando la potenza di Pavia cominciò a declinare.

Secoli XVI e successivi

[modifica | modifica wikitesto]
Ordini per la provincia della Lomellina (Ordines Provintiae Lumellinae), 1622

Dopo la conquista viscontea del territorio pavese la Lomellina venne confermata alla Contea di Pavia, poi elevata a Principato. è proprio in questo periodo, però, che si apre una plurisecolare spaccatura tra il capoluogo e il territorio, caratterizzata da forti autonomie[2][3][5][6], che solo l'Unità d'Italia avrebbe concluso definitivamente. è infatti nel 1530 che Vigevano, ottiene per prima in Lombardia il titolo di città[senza fonte].[chiarire significato del titolo], oltre che di sede vescovile, risultando a tutt'oggi l'unica altra città nella provincia sede di diocesi; il tutto su intercessione di Francesco II Sforza, ultimo duca di Milano ed esponente di una famiglia storicamente legata alla città. In conseguenza di ciò i delegati di Vigevano domandano allo Sforza una “idoneam et competentem jurisdicionenem”, ottenendo come risposta l'istituzione nel 1532 del Vigevanasco, provincia autonoma che avrebbe radunato per oltre due secoli un'importante fetta della Lomellina settentrionale[6] con alcuni dei suoi centri principali: oltre naturalmente a Vigevano, ne fecero parte tra gli altri anche Gambolò, Cilavegna, Robbio. Nel XVII secolo, sempre nell'ambito dello Stato di Milano, il resto della Lomellina cominciò a godere di una maggiore autonomia amministrativa: prima grazie una propria Congregazione slegata da quella cui faceva capo il resto del Principato, risultando in un certo senso territorio "indipendente"[5], poi nel 1707, conquistata dai Savoia durante la Guerra di successione spagnola (possesso confermato nel 1713 con la pace di Utrecht), diventando provincia autonoma (l'Oltrepò fu a sua volta annesso nel 1743 e separato da Pavia, ma continuò a chiamarsi pavese; qualunque riferimento all'antico capoluogo mancava invece nel caso della Lomellina). Nel 1743 il Vigevanasco conclude la sua plurisecolare esistenza diventando territorio sabaudo e, nel 1750, la sua eredità è raccolta dalla Provincia di Vigevano. In tal modo nell'età moderna si ebbe un'idea più ristretta della Lomellina: solo nel 1818 le province di Lomellina e di Vigevano furono riunite, con capoluogo la prima nonostante il primato della seconda, e il nome Lomellina ricominciò a indicare l'intero territorio noto oggi con questo nome.
Nel 1859, ormai all'alba dell'unità nazionale, il decreto Rattazzi stabilì la riunione della Lomellina e dell'Oltrepò Pavese, già piemontesi, con la Provincia di Pavia tolta all'Austria, nella nuova provincia di Pavia, nell'ambito della quale fu istituito il circondario della Lomellina, con capoluogo Mortara, erede di una plurisecolare autodeterminazione del territorio. Da allora qualsiasi discorso circa la riassegnazione al vasto territorio lomellino di una nuova autonomia, con la creazione di un'ipotetica provincia, rimane confinato a poche e isolate figure politiche.

La natura della Lomellina

[modifica | modifica wikitesto]
Una garzaia della Lomellina, con aironi rossi, garzette e nitticore.

Un territorio pianeggiante come quello lomellino non mostra, a un visitatore occasionale, evidenti segni di eterogeneità ambientale. La maggior parte del territorio è occupata dalle coltivazioni e sembra aver sottratto ogni spazio alle formazioni vegetali spontanee. Il terreno così piatto e uniforme sembrerebbe essere una condizione originaria, e non, come in realtà è, il risultato di una plurisecolare azione dell'uomo, che ha trasformato un territorio originariamente costituito da piccole ma percettibili ondulazioni, occupate da una fitta e variegata vegetazione, al fine di ricavare terreni coltivabili. In estrema sintesi, il territorio originario era costituito da piccole ondulazioni, sulla cui sommità si sviluppava una vegetazione caratteristica delle zone aride, alle quali si alternavano avvallamenti nei quali l'umidità del terreno era, talvolta, molto pronunciata e consentiva lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione palustre. Le aree intermedie, che costituivano la maggior parte del piano fondamentale della pianura, erano occupate da formazioni di foreste, dominate dalla farnia, Quercus robur, e da altre specie arboree più o meno esigenti per quanto riguarda l'umidità del suolo. La bonifica dei terreni ha consistito nella rimozione delle parti più elevate delle ondulazioni e nella collocazione del terreno rimosso nelle zone più ribassate. Questo fu realizzato anticamente con mezzi molto semplici, ossia con pale e carriole. Negli ultimi decenni si è proceduto con ulteriori trasformazioni utilizzando i bulldozer.

Sopravvivono, tuttavia, lembi di territorio molto ridotti ma di grande interesse naturalistico, storico e documentario, che ci mostrano come doveva essere l'aspetto della Lomellina in epoche passate. Queste aree residue ospitano ancora delle testimonianze naturalistiche di enorme pregio, quali formazioni vegetali, esempi di flora e di fauna di grande importanza anche a livello europeo. Basti pensare che in alcuni dei boschi umidi residui sono localizzate le cosiddette “garzaie”, ossia le colonie di aironi gregari, più importanti d'Europa. Molto interessanti sono le golene dei fiumi Po, Ticino, Sesia e Terdoppio, che in alcuni tratti hanno conservato caratteristiche naturali di grande valore. Una delle peculiarità meno conosciute, anche a livello locale, è rappresentato dai dossi. Una parte rilevante del territorio lomellino è stata inclusa fra le Aree prioritarie per la biodiversità ed è una delle aree sorgente importanti nell'ambito della Rete Ecologia Regionale della Lombardia.

La protezione della natura in Lomellina

[modifica | modifica wikitesto]
La Riserva naturale della Palude Loja, Zeme. Un ontaneto in buono stato di conservazione.

In Lomellina esistono diverse riserve naturali e monumenti naturali, istituiti dalla Regione Lombardia e due parchi regionali: il Parco naturale lombardo della Valle del Ticino, primo parco regionale istituito in Italia nel gennaio del 1974, e il Parco del Po Vercellese/Alessandrino, della Regione Piemonte. Le aree protette della Lomellina esistono grazie alla presenza al loro interno di valori faunistici di livello internazionale. Nel corso degli anni '70 ci si rese conto della rilevanza delle popolazioni di aironi coloniali della Pianura padana centro-occidentale tra le popolazioni del Paleartico occidentale, con la Lomellina al centro. Oggi, in un quadro di conoscenze più completo, questa regione si conferma come una delle più ricche e interessanti dal punto di vista ornitologico nel continente. è questa una delle poche zone, forse l'unica, in cui si incontrano tutte e nove le specie europee di Ardeidi, sette delle quali coloniali (Airone cenerino, Airone rosso, Airone bianco maggiore, Garzetta, Sgarza ciuffetto, Airone guardabuoi, Nitticora) e due, Tarabuso e Tarabusino, che nidificano in modo solitario. Accanto a esse nidificano specie di assoluto interesse conservazionistico: Spatola, Mignattaio e Falco di palude. Oltre che per gli uccelli nidificanti, le riserve naturali e i monumenti naturale della Lomellina si sono dimostrati dei biotopi di grande rilevanza per la conservazione di specie rare e minacciate a livello europeo, fra le quali diverse incluse nelle liste di priorità della Direttiva Habitat.

L'ontaneto del Monumento naturale e SIC Garzaia della Cascina Notizia, Mede.

Grazie all'interesse ornitologico, le zone umide più importanti furono identificate dai ricercatori dell'Ateneo pavese come prioritarie e in seguito protette grazie all'applicazione delle nuove leggi regionali nel corso degli anni ‘80. Solo diversi anni più tardi, con il recepimento da parte dell'Italia della Direttiva Habitat, promulgata dalla Comunità Europea nel 1992, ci si rese conto che le scelte già effettuate avevano anticipato gran parte degli intendimenti della Direttiva stessa. In particolare, il sistema di aree protette della pianura pavese comprendeva i migliori esempi di formazioni boschive di Ontano nero. Queste, classificate come “Foreste alluvionali residue di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)”, non solo sono incluse fra gli habitat di interesse comunitario la cui presenza comporta la designazione dell'area come SIC (Sito di Interesse Comunitario), ma la loro conservazione è considerata prioritaria. Mai come in questo caso l'uso di un gruppo faunistico quale indicatore di valore naturalistico ha prodotto risultati concreti e interessanti su più vasta scala.

I dossi della Lomellina

[modifica | modifica wikitesto]

I dossi della Lomellina hanno attirato l'attenzione di illustri studiosi di scienze naturali fin dal XIX secolo. Già nel 1882 il geologo Taramelli si era occupato di queste aree, approfondendone lo studio negli anni successivi in alcune pubblicazioni (1890). Un altro geologo di fama, Alfredo Boni, per anni direttore dell'Istituto di Geologia dell'Università di Pavia, studiò i dossi, compiendo osservazioni molto particolareggiate. Il lavoro fu pubblicato nel 1947, e costituisce tuttora un contributo fondamentale per la geologia della Pianura padana. Gli aspetti botanici furono oggetto di ricerche da parte di Francesco Corbetta, dell'Istituto di Botanica dell'Università di Bologna, e i risultati pubblicati nel 1968.[senza fonte]

Minori interruzioni alla piatta uniformità e al succedersi delle ricche colture a campi, a marcite, a risaie sono costituite da minuscoli rilievi che, isolati o a gruppi, si staccano dal piano generale. Profondamente colpito resta colui che, abbandonata la strada maestra che da Tromello conduce a San Giorgio Lomellina, s'avvia per i campi, e poi, superati i filari di pioppi che limitano l'orizzonte, s'avventura nei boschi verso Cergnago. Uno spettacolo del tutto insospettato gli si presenta: la superficie, decisamente sabbiosa, arida, ricoperta da magre erbe, da qualche ginestra e da una bosco di querce e robinie, è tutta ondulata da minuscole collinette, fra le quali stanno delle piccole depressioni, dove i l terreno appare più umido. Tutti questi rilievi vengono genericamente indicati sul posto col nome di "dossi", e, in qualche caso, per indicare la loro natura sabbiosa, con quello di "sabbioni".

Naturalmente le plaghe a dossi sono oggi molto limitate in estensione e i rilievi isolati poco numerosi; l'opera bonificatrice li attacca continuamente, coltivandoli dapprima senza irrigazione, spianandoli progressivamente, adducendovi quindi l'acqua e riducendoli così a colture irrigue. A memoria d'uomo si ricordano zone prima a "dossi" e oggi spianate, irrigate e coltivate a riso. Nella carta topografica stessa vediamo in più punti l'indicazione "i Dossi" in regioni oggi pianeggianti: anzi questo fatto può aiutarci a ricostruire la distribuzione del fenomeno in un passato storico. Le più grandi plaghe sabbiose a dossi della Lomellina, e quindi di tutta la Lombardia, in cui più evidente è la morfologia primitiva, sono quattro: quella che da Remondò a Nord si spinge sin quasi alle cascine la Rabbiosa e Donzellina a Sud con una larghezza che si aggira sul chilometro, una seconda che da Cergnago si estende per un paio di chilometri verso SE sino a incontrare e oltrepassare la strada San Giorgio-Tromello; una terza, più piccola, esiste in corrispondenza al bosco del Lupo a Nord della cascina "Bella Rosa", a ovest dello stradale Ottobiano-Tromello, e una quarta, ormai molto ridotta, nei pressi di Mortara.[senza fonte]

L'origine dei dossi
[modifica | modifica wikitesto]

Scientificamente è interessante il problema della loro origine - se a opera del vento o delle acque correnti - e della loro età. Da questo fondamentale altri ne derivano non meno importanti, come quello delle condizioni climatiche in cui è avvenuto il loro modellamento e quello dei lineamenti della idrografia all'epoca della loro formazione. I "dossi" non sono del resto una particolarità del tratto pavese della pianura padana. Rilievi sabbiosi consimili dalla letteratura risultano presenti in Piemonte (i "sabbioni" di Trofarello-Cambiano e di Grugliasco), nel Cremonese, nel Veronese (dossi), nel Padovano (dune), nel Vicentino (motti o motte); tali ambienti sono attualmente molto ridotti o del tutto scomparsi. Naturalmente sono espressamente esclusi i rilievi isolati da un fenomeno di erosione e di terrazzamento e quelli emergenti dalla pianura come inclusi tettonici. Nella prima edizione della sua "Descrizione geologica della provincia di Pavia" (1882) Torquato Taramelli ricorda i suddetti rilievi, indicandoli nella carta annessa sotto la comune denominazione "sabbie sciolte alternate con argille; formano rilievi nell'altopiano terrazzato e si appoggiano su formazioni terziarie", e riconnette quelli della Lomellina con quelli di Miradolo Terme. Egli riteneva che essi rappresentassero " i resti di un prisma di deiezione proveniente dalla valle superiore del Po, il quale si continuasse sempre a tramontana dell'attuale corso di questo fiume sino a investire il colle di San Colombano; questi resti sarebbero stati erosi e circondati di più recenti alluvioni, disperse dai corsi d'acqua emungenti i ghiacciai della Sesia, del Ticino e del Verbano". L'epoca di loro formazione sarebbe secondo il Taramelli il diluvium antico. Tale sua concezione il Taramelli ribadisce nella "Spiegazione della carta geologica della Lombardia" (1890) e aggiunge: "Questi rilievi ocracei o sabbiosi rappresentano dei conoidi diluviali e dei prismi di deiezione indipendenti dall'apparato alluvionale terrazzato, che può riferirsi alla seconda fase glaciale e si vedono quindi conservati dove non si spinsero i ghiacciai in questa fase e dove minore fu l'erosione e meno potente l'interrimento delle correnti diluviali ed alluviali". Lo Stella (1895) afferma invece decisamente la natura di dune continentali di questi rilievi: "... quelle da me segnate sulla carta, sia in Lomellina sia nel Pavese, sono vere dune continentali " e ne attribuisce la formazione all'Alluvium. La carta cui allude lo Stella rimase però manoscritta e quelle allegate ai suoi lavori successivi non portano indicazioni dei dossi. Ben presto il Taramelli (1898) accetta le vedute dello Stella sull'origine dei dossi, attribuendone però la formazione al Diluvium recente. Sorgono però subito le prime critiche, o perlomeno limitazioni, all'idea dell'origine eolica di questi piccoli rilievi della pianura. L'Artini (1898) infatti così conclude il suo studio mineralogico delle sabbie dei dossi del Veneto: "Un altro fatto colpisce subito chi esamini i campioni di questi materiali, e li confronti: la disformità di grana, e la ineguaglianza estrema del diametro dei singoli granuli componenti: accanto a un limo finissimo si trovano granuli sabbiosi di crescente diametro, e perfino dei ciottolini di varia natura. Ora questa osservazione può da sola bastare a escludere il dubbio che i dossi rappresentino cordoni litorali, dune marine, o dune continentali ... Il mio avviso è che piuttosto i dossi rappresentino gli avanzi di argini naturali, di materiali trasportati e in parte smossi e rimestati dalla fiumana torrenziale che scende dai ghiacciai in dissoluzione, con velocità mutevole, e corso capricciosamente vagante". Nicolis (1898) sottolinea l'ipotesi, attribuendo la formazione di questi dossi a un'idrografia di transizione da quella diluviale a quella alluviale. Egli ammette però che "in certi tratti della nostra bassa regione priva di vegetazione, ove erano estese fine sabbie, durante un periodo climatico asciutto, il fenomeno eolico abbia potuto prodursi". Si ricorda inoltre come i "dossi" non siano contraddistinti nel foglio 58 Mortara della carta geologica d'Italia, rilevato, per la pianura, dallo Stella, mentre lo sono nel foglio 59 Pavia, rilevato dal Sacco, e che nel foglio 63 Legnago, pure rilevato da Sacco, sono indicati dei "dossi di terreno sabbioso sterile, residui di antiche alluvioni". Il Cozzaglio (1937) nella sua "Carta idro-geologica della pianura padana - regione tra l'Adige e i l Serio" - segna delle "sabbie fine probabilmente eoliche".[senza fonte]

La forma dei dossi
[modifica | modifica wikitesto]

Purtroppo solo in ben pochi casi si può riconoscere ancora la forma che il dosso aveva prima delle opere di bonifica agraria operate dall'uomo negli ultimi secoli. E anche questa non è detto che fosse quella primitiva. Per lo più non rimangono oggi che frammenti di superficie a dossi delle quali è difficile ricostruire l'andamento primitivo, quand'anche la superficie stessa non sia stata rimaneggiata per apporto o asportazione di materiale, per lavori agricoli o anche per opere militari. Si può avere ancora una discreta visione dell'aspetto primitivo nelle citate plaghe di Remondò, di Cergnago-San Giorgio, di Bosco del Lupo, almeno in determinati punti. La superficie del terreno, per lo più nuda o ricoperta essenzialmente da una boscaglia di robinie e rovi, presenta qui l'aspetto di minuscole collinette ad andamento molto irregolare, racchiudenti fra loro delle piccole zone depresse, dal fondo più umido, reso evidente dalla maggiore abbondanza delle erbe, quasi piccole oasi nel minuscolo deserto sabbioso. Tale collinette raggiungono un'altezza variabile da punto a punto, ma in alcuni casi esse arrivano anche a 5-6 metri. Il loro andamento è molto irregolare, così che difficilmente si riesce a riconoscere una direzione prevalente di allineamento: in qualche punto sembrerebbe potersene distinguere una NNE-SSW, in qualche altro maggiormente N-S o anche NNW-SSE. Non è possibile riconoscervi un fianco più rapido e uno meno. Se è lecito pensare che le forme attualmente rilevabili riproducano almeno in parte quelle primitive di questi piccoli rilievi, sembrano potersi distinguere due tipi morfologici: quello di vasti tratti di superficie modellata a mo' di dune e quello di ondulazioni della superficie pressoché isolate, allungate in una determinata direzione e lentamente digradanti in una delle ortogonali. I dossi del Pavese sembrerebbero corrispondere a questo secondo tipo, mentre nella Lomellina sarebbero presenti ambedue.[senza fonte]

Origine delle forme
[modifica | modifica wikitesto]

Ammesso il rimaneggiamento eolico delle sabbie costituenti le plaghe di Remondò, di Cergnago, di San Giorgio, del Bosco del Lupo ecc., è logico anche ammettere che la peculiare morfologia che vi riscontriamo, sia pure il prodotto di tale azione eolica: non possiamo però parlare di tipiche dune nella classica acquisizione, mancando la possibilità di distinguere un fianco sottovento meno ripido e uno controvento più ripido, ma bisogna tenere presente che, come s'è detto, azioni successive possono aver profondamente indebolito l'impronta eolica. Nel complesso non si può negare una somiglianza con una tipica zona a dune. Rilievi simili a dune possono essere prodotti dalle acque in punti del letto e in circostanze diversi. Innanzitutto dobbiamo ricordare le ondulazioni a mo' di duna che i fiumi formano nel loro letto; ondulazioni che generalmente migrano nel senso della corrente, ma in condizioni particolari possono anche risalirla. Poi esistono i banchi che si formano nel fiume quando è maggiore il trasporto del materiale e che, in seguito alle condizioni particolari del movimento dell'acqua, si formano prevalentemente verso le rive. In particolare poi i banchi si formano all'interno dei meandri e si continuano dall'uno all'altro separati da una depressione.

Alla fine del Diluvium le fiumane depositarono in corrispondenza alla zona fra Mortara, Cergnago, San Giorgio, Tromello, Gambolò e altrove, sabbie fini mescolate con ciottoli di notevoli dimensioni. Nel periodo di transizione fra questa idrografia e quella alluviale i fiumi, assunto un carattere diverso da quello posseduto precedentemente, formarono banchi di sabbia più o meno fine e più o meno mista a ciottoli e si crearono degli argini naturali. Poi cominciarono l'opera di erosione e di terrazzamento. Là dove le sabbie depositate erano più fini e formavano plaghe più vaste, s'iniziò, forse subito, forse dopo un certo tempo,il rimaneggiamento eolico. Le polveri e le sabbie minute e leggere, se presenti, furono trasportate più lontano. Quelle di grana media furono separate dai ciottoli, accumulate e modellate in dune in un lento processo, continuatosi per periodi lunghissimi. Dove invece le sabbie costituivano soltanto dei banchi o dei cordoni l'azione eolica - se si verificò, - fu certamente minore e ben presto cessò per la protezione della vegetazione tutt'attorno. Il rimaneggiamento eolico, che non sembrerebbe presupporre condizioni climatiche nettamente diverse dalle attuali, si è continuato perlomeno sino all'epoca gallo-romana, e forse sino alle opere di bonifica idraulica e agraria, allorché l'umidità dell'aria aumentò in seguito sia a mutamenti climatici sia alla creazione di marcite e risaie.[senza fonte]

Gran parte dei dossi ha subito alterazioni profonde in epoche recenti; ciò rende difficile la ricostruzione del possibile paesaggio vegetale che li caratterizzava nelle condizioni originarie. Dei dossi lomellini però, due, fortunatamente, anche se solo in parte, sono scampati alla distruzione totale. Uno è il dosso di Remondò nella parte posta a sud della strada Mortara-Pavia che è ora occupato da installazioni militari e che, anche se in parte manomesso, è ancora sufficientemente rappresentativo. L'altro è parte del dosso di San Giorgio - Cergnago, posto lungo la strada comunale Cergnago-Tromello, di proprietà privata, destinato ad azienda faunistica e che, malgrado alcune manomissioni inerenti alla sua funzione (escavazione, ad esempio, di stagni per la caccia agli uccelli acquatici), conserva non pochi lembi ancora pressoché intatti e di grande bellezza. Del primo, oggigiorno pressoché privo di copertura arborea originaria, si occupò anni or sono Bertossi (1950) che illustrò diversi popolamenti pionieri che si succedono nella colonizzazione del suolo sabbioso e propose uno schema dinamico della vegetazione. Nell'ambito del dosso di San Giorgio e Cergnago, invece, l'aspetto indubbiamente più interessante è offerto dalla parte centrale, meno manomessa, tutta modellata in dune di scarsa pendenza e occupata oltreché dai muschi e licheni (prevalentemente Rhacomitrium canescens, Cladonia furcata e C. endiviaefolia) anche da piccoli lembi boscosi, di superficie, in genere, assai modesta. Nella maggior parte dei casi tali lembi non oltrepassano le dimensioni di 40-50 metri per 25-30 La struttura del bosco è caratterizzata dalla presenza di uno strato arboreo rappresentato esclusivamente da Quercus robur, con individui annosi e del diametro, alla base, anche di 30–40 cm. Segue uno strato arbustivo, basso (2-3 metri), in genere assai rado, con Crataegus oxyacantha, Rhamnus frangula, Evonymus europaeus e Ligustrum vulgare. Nello strato erbaceo, scarsamente e irregolarmente rappresentato, spiccano soprattutto folte colonie di Polygonatum multiflorum e Polygonatum officinale. Pur nella povertà della loro composizione floristica, i boschi che crescono sui dossi hanno fornito dati che permettono di fare alcune considerazioni e cioè che la penetrazione di Robinia pseudacacia, che pure intorno alligna assai vigorosamente, è fortunatamente assai scarsa e che pare significativo il fatto che il rinnovamento naturale più attivo della farnia Quercus robur coincida con la presenza di un numero maggiore di specie caratteristiche dei Querco-Fagetea. Di minore interesse invece, perché profondamente scompaginati dall'intervento antropico, altri aspetti vegetazionali e cioè gli arbusteti a ginestra Cytisus scoparius e i gramineti aperti a “barba di capra” Corynephorus canescens o quelli chiusi a Carex hirta e Cynodon dactylon.

L'area dei dossi costituisce un'isola di vegetazione naturale nella distesa delle coltivazioni circostanti. Vi trovano pertanto un ambiente idoneo molte specie ormai scomparse da gran parte della Lomellina. Per quanto manchino ricerche approfondite sugli aspetti faunistici, i primi dati raccolti sull'avifauna testimoniano l'importanza del biotopo in questione come estremo rifugio per diverse specie di bosco. Sono presenti, talvolta in buon numero come nel caso degli anatidi, diverse specie palustri grazie all'esistenza di acquitrini negli avvallamenti fra un dosso e l'altro. Fra i mammiferi è da segnalare la presenza della puzzola Mustela putorius, della martora Martes martes e del tasso Meles meles. Fra gli anfibi sarebbero da ricercare con attenzione la rana di Lataste Rana latastei e il pelobate Pelobates fuscus insubricus, per entrambi i quali esistono le condizioni ambientali idonee all'esistenza.

Sagre ed Eventi

[modifica | modifica wikitesto]
La roggia Castellana a Gropello Cairoli.
La cascina Valbona a Garlasco; sullo sfondo il Monte Rosa.
Il Monumento Naturale del "Lago di Sartirana Lomellina".
Il fiume Po a Balossa Bigli.
Il fiume Ticino al Canarazzo, Carbonara al Ticino.

Tutti i centri lomellini organizzano ogni anno feste, sagre e palii. Gli eventi più importanti sono:

Elenco dei comuni della Lomellina

[modifica | modifica wikitesto]
Le singole voci sono elencate nella Categoria:Comuni della Lomellina.
Pos. Comune Nome in lingua locale Abitanti
(ab)
Superficie
(km2)
Densità
(ab/km2)
1 Alagna Làgna 905 8 112
2 Albonese Albunés 512 4 143
3 Borgo San Siro Bùrgh San Sir 1 092 17 64
4 Breme Brèm 892 19 46
5 Candia Lomellina Càndia 1 692 27 63
6 Carbonara al Ticino Carbunèra 1 540 14 110
7 Cassolnovo Cass? 7 061 31 220
8 Castello d'Agogna Casté d'Agogna 1 078 10 108
9 Castelnovetto Castarn?v 657 18 36,5
10 Cava Manara La Càva 6 592 17 388
11 Ceretto Lomellina Saré 214 7 31
12 Cergnago Sargnàch 755 13,61 55
13 Cilavegna Silavegna 5 475 17 331
14 Confienza Cunfiensa 1 704 26 63
15 Cozzo Còs 373 17 22
16 Dorno Dur?n 4 648 30 155
17 Ferrera Erbognone Frèra 1 140 19 60
18 Frascarolo Frascar? 1 248 23 54
19 Galliavola Galiaula 227 8 28
20 Gambarana Gambar?na 263 12 22
21 Gambolò Gambulò 10 183 51 191
22 Garlasco Garlàsch 9 824 39,03 248
23 Gravellona Lomellina Gràvaluna 2 710 20 131
24 Gropello Cairoli Grüpé 4 598 26,11 176
25 Langosco Langüsch 429 15 29
26 Lomello Lümé 2 348 22,24 105
27 Mede Méed 7 065 33 214
28 Mezzana Bigli La Ms?na 1 148 18 64
29 Mezzana Rabattone Mesàna 515 7 74
30 Mortara Murt?ra 15 640 52 131
31 Nicorvo Nicòrav 370 8,16 45
32 Olevano di Lomellina Ulévan 802 15,42 52
33 Ottobiano Utibi?n 1 190 24 50
34 Palestro Palèstar 2 022 18 112
35 Parona Parùna 2 049 9 228
36 Pieve Albignola Piev d'Albign? 934 17 55
37 Pieve del Cairo La Piév 2 177 25 87
38 Robbio Ròbi 6 161 40 154
39 Rosasco Rusasch 664 19,81 34
40 San Giorgio di Lomellina San Giorg ad l'ümlena 1 171 25 47
41 Sannazzaro de' Burgondi Sanasà 5 920 23 257
42 Sant'Angelo Lomellina Sant'Angi?l 885 10 86
43 Sartirana Lomellina Sàrtir?na 1 108 29 62
44 Scaldasole Scaldasù 987 11,59 85
45 Semiana Simi?na 249 9,94 25
46 Sommo Sum 1 113 14,25 78
47 Suardi Suàr oppure Al Burgh 670 9,81 68
48 Torre Beretti e Castellaro La Tur e Al Castlà 616 17,57 35
49 Tromello Trümè 3 811 35 109
50 Valeggio Val?gg 233 9 26
51 Valle Lomellina Vàl 2 245 27,11 83
52 Velezzo Lomellina Vlès 100 8 13
53 Vigevano Avgévan 63 355 82,38 769
54 Villa Biscossi La Vila 74 5 15
55 Villanova d'Ardenghi Vilan?va 781 6 130
56 Zeme Zem 1 144 25 46
57 Zerbolò Z?rbulò 1 638 37 44
58 Zinasco Zinasc 3 215 29 111
Totale 198 212 1 240 160

Dati ISTAT 06/2010

Approfondimenti

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN234315460 · GND (DE4421152-1
  Portale Lombardia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Lombardia
孙悟空是个什么样的人 身上长红疙瘩很痒是什么原因 B2B什么意思 硬膜囊前缘受压是什么意思 感激涕零什么意思
肛门疼痛什么原因 lop是什么意思 zbc什么意思 晚生是什么意思 月经是什么
秘辛是什么意思 睡觉脚麻是什么原因 阴虚吃什么水果 猫薄荷对猫有什么作用 铁蛋白低吃什么可以补
n是什么牌子 陈皮和什么泡水喝最好 尹什么意思 秋字五行属什么 膝跳反射属于什么反射
kodice是什么牌子hcv8jop5ns7r.cn 无机磷测定是检查什么hcv7jop9ns0r.cn 脂浊是什么意思hcv8jop3ns7r.cn 看正月初一是什么生肖hcv9jop1ns9r.cn 东北属于什么气候hcv7jop6ns8r.cn
hpd是什么意思hcv7jop9ns7r.cn rh血型鉴定阳性是什么意思hcv7jop5ns6r.cn 什么是私人会所hcv8jop8ns4r.cn 四川为什么叫四川hcv8jop4ns3r.cn 口若悬河是什么意思jasonfriends.com
常青藤是什么意思hcv9jop5ns1r.cn 脑梗怎么形成的原因是什么hcv8jop1ns4r.cn 胃肠感冒发烧吃什么药gysmod.com 胰尾显示不清什么意思hcv8jop6ns0r.cn 卵圆孔未闭是什么病hcv9jop6ns9r.cn
无限极是干什么的hcv9jop7ns1r.cn 小暑是什么意思啊hcv9jop2ns3r.cn 怎么算自己五行缺什么hcv9jop3ns7r.cn 节哀顺便是什么意思hcv9jop5ns7r.cn 胃恶心吃什么药hcv8jop6ns8r.cn
百度